Trento 20 giugno 2018
''Gravissimo, autolesionista e dannoso per l'intera coalizione''.
Marco Boato al Pd: ''Sulla riconferma di Rossi
ha fatto un grave errore''
Intervista a Marco Boato del giornale on-line «il dolomiti»
L'esponente dei Verdi: «Fatto clamoroso perché il Pd fino all'ultima riunione era per il cambio al vertice. Hanno ceduto al ricatto inconsistente del Patt che senza Rossi se ne va. Ma dove andrebbe? Sarebbe un suicidio per loro abbandonare il centrosinistra». Ma non è detta l'ultima parola: «Non è scontato che la coalizione confermi l'ipotesi del Rossi bis»
«Gravissimo, autolesionista e dannoso per l'intera coalizione». Marco Boato, figura storica dei Verdi, che fin dalla prima riunione delle forze della maggioranza ha posto la necessità del cambio al vertice, reagisce in modo durissimo alla decisione del coordinamento del Partito democratico che di fatto propone un Rossi bis.
«Io lo dico fin dal 10 aprile, fin dalla riunione convocata da Rossi nella sede del Patt. Ho detto che noi Verdi eravamo contrari a una sua riproposizione di Rossi. All'epoca fui il solo - ricorda Boato - poi nelle riunioni successive lo hanno detto sia il Pd che l'Upt».
Ma il Pd sembra abbia cambiato idea.
Il fatto clamoroso è che fino all'ultima riunione quanto sostenuto da noi Verdi e dall'Upt era condiviso anche dal Pd. Nel senso che il Pd, invitato più volte da me di esercitare la leadership politica in quanto partito di maggioranza relativa, aveva sempre confermato l'esigenza di una discontinuità.
Infatti tutti che parlavano di cambiamento, di rigenerazione, e appunto di discontinuità.
L'Upt aveva parlato di rifondazione ma avevo detto che non portava bene quella parola, quindi anche per scaramanzia avevo suggerito rigenerazione. Il sostantivo l'hanno poi adottato tutti, eccetto il Patt ovviamente.
Ma il Pd, ritorno sul quanto è successo ieri, sembra che questa parola se la sia ingoiata. Si profila un Rossi bis.
Questa decisione ma ha amareggiato molto, ma soprattutto è sconcertante politicamente. Non si può parlare per due mesi di discontinuità e di nuovi profili di candidati presidente e poi cambiare la posizione di 360 gradi arrivando appunto al Rossi Bis.
Si è capito il perché di questa marcia indietro?
Sembra che la decisione si sia basata su un ricatto inconsistente, sul timore di una parte del Pd, quella spaventata dalla possibilità che senza Rossi il Patt lasci la coalizione. Prima questa posizione era rappresentata da una minoranza, ora sembra sia una maggioranza.
Un timore che forse ha qualche fondamento?
Che se ne vada il Patt? Ma dove potrebbe mai andare? Se le Stelle Alpine decidessero di uscire dal centrosinistra andrebbero al suicidio. Per questo parlo di un ricatto inconsistente.
Il cambio a 360 gradi del Pd è stato forse influenzato dalla decisione di Daldoss si fare una sua lista?
E perché mai? Io non credo che abbia intenzione di porsi fuori dal centrosinistra, e che abbia deciso di fare una lista potrebbe essere anche positivo. Questo non credo c'entri con la decisione di Daldoss.
Tornando al Pd...
Quello che hanno deciso è sconcertante e gravemente compromettente per il consenso della coalizione e per il consenso dello stesso Pd. Credo che di fronte a una scelta di questo genere ci sarà molto scontento, oltretutto la maggioranza dei democratici fino a due settimane fa era per cambiare, e adesso la capriola.
Tutto deciso quindi? O spera ancora di poter ribadire la necessita del cambio della leadership?
Io non ritengo affatto scontato che la scelta del Pd venga confermata al tavolo della coalizione. Certo la decisione sarà accettata con entusiasmo dal Patt, questo è evidente: ma non ci sono solo loro a quel tavolo. Ci siamo noi, c'è l'Upt.
L'Upt che come i Verdi chiede il cambio al vertice.
L'Upt non sarà sicuramente favorevole, non accetterà passivamente questa decisione. Loro hanno posto la questione della rigenerazione anche della leadership dopo di noi, ma se possibile con ancora più forza, parlando di discontinuità, di cambiamento.
A proposito di Upt, quelli del Pd dicono che Fravezzi e Passamani abbiano aspettato troppo a lungo il sindaco Valduga.
Su questo hanno ragione. È vero che la questione dei civici si è trascinata riunione dopo riunione, senza però nessuno sbocco. Dopo l'intervista al Corriere del Trentino del sindaco di Rovereto sembra che la questione sia chiusa.
E' quindi impossibile recuperare quell'area? Anche loro chiedevano un cambiamento...
Ma se tu chiedi agli altri di azzerarsi, di negare se stessi, no: non sta né in cielo né in terra. Il Pd ha giustamente ha reagito dicendo che non si annullano, che non rinunciano al loro simbolo.
Credo che l'Upt nutra ancora qualche speranza, nell'ottica di rafforzare l'area di centro della coalizione.
Io invece speranze ne ho poche, ma disponibilità ne ho molta. Noi Verdi fin dall'inizio ci siamo impegnati a cercare l'allargamento a sinistra, però non abbiamo mai escluso un allargamento al centro. Se dovessero riproporre un incontro con i civici non direi di no, ma allo stato prendiamo atto che non ci sono. E che il no dell'Upt a Rossi è indipendente dalla decisione di Valduga di stare o meno all'interno della coalizione.
Di cambiare il nome della coalizione, che ne pensa? È girata la proposta di passare da “Centrosinistra Autonomista” ad “Alleanza per il Trentino”.
Mi fa tornare indietro nel tempo, perché quel nome l'abbiamo inventato noi Verdi con i Socialisti quando ci si presentò con una lista unica nel 1993. Allora andò così così, eleggemmo un consigliere provinciale, Mauro Bondi.
Quindi potrebbe andare?
Un nome che noi abbiamo già adottato, non ebbe grande successo ma se si vuole riproporre nulla in contrario, perché non è il nome il problema. Il problema sono la leadership, i confini della coalizione, i programmi. E qui mi sembra che siamo in alto mare.
Senta Boato, chiariamo una cosa, il no a Rossi candidato presidente è motivato da questioni squisitamente politiche, vero?
Ho sempre parlato di fronte a Rossi, quando nessuno osava parlare. Ho detto chiaramente fin da quel 10 aprile: «Signor presidente, ti abbiamo sempre sostenuto per quattro anni, ma ora riteniamo che tu abbia fatto troppi errori, soprattutto nell'ultimo periodo, prima e dopo le elezioni».
Che cos'ha sbagliato il governatore?
Una su tutte? La vicenda del Dolomiti Pride, un errore clamoroso. Clamoroso. Come si fa a non aver dato il patrocinio ad un'iniziativa che ha visto in piazza 10 mila persone con l'80% di ragazzi e ragazze con cui ormai la politica non riesce più a stabilire nessun legame...
Che cosa pensa di quello che sta succedendo a livello nazionale?
Quello che sta accadendo a livello nazionale fa capire che siamo di fronte a qualcosa di epocale, ovviamente con accezione negativa. È il governo del “cambiamento”, ma in peggio, e non sul piano delle singole politiche, ma su quello della cultura politica in termini molto più profondi.
Teme che anche qui possa arrivare quel vento di “cambiamento”?
È possibile e persino probabile. Mi auguro di no, ma è possibile e probabile. Se avvenisse anche qui non si tratterebbe di una sana alternanza, cosa normale nelle democrazie politiche: sarebbe un cambiamento radicale della dei valori che caratterizzano il Trentino, la solidarietà, l'uguaglianza, la convivenza, lo sviluppo sostenibile. Bisogna fare di tutto per evitarlo.
Anche cambiare la leadership della coalizione, immagino.
Anche.
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